lunedì 21 gennaio 2008

martedì 15 gennaio 2008

Il Covo

Ecco dove adesso disegnerò il Dream's.
Fino a Natale....dovevo montare e smontare una sorta di postazione di lavoro temporanea a casa,regno incontrastato di mia moglie.Ora si che si potrà lavorare come si deve.

A presto per le prime.......ci siamo quasi

M.




Ecco dove adesso disegnerò il Dream's

M.

Guergana Radeva - "A proposito di Favole"

Ho ricevuto questa lettera da Ghery.Oltre alla splendida esperienza di cui mi sento onorato di aver avuto modo di realizzare delle illustrazioni per il suo primo romanzo,adesso mi arriva questa sua lettera....che credetemi è il miglior compenso per un lavoro svolto.

Che dire: " grazie Ghery"....è un piacere immenso per me averti conosciuta e avere la tua approvazione per il mio lavoro.

La lettera di Ghery:

A proposito di favole
Nel marzo 2002 cambiavo casa e lavoro, approdando in Maremma e nel marzo 2002 Max si stabiliva a Milano. Tanta gente si sarà trasferita in quel dato mese di quel dato anno, certo, ma come ogni favola che si rispetti anche questa non finisce qui. Perché qualche anno più tardi, esattamente un venerdì, 13 del 2007, scoprivo on line i lavori di Max e mi sorprendevo a contemplare stupefatta i disegni di uno sconosciuto che rimandavano come riflessi rispecchiati al romanzo che stavo per pubblicare? Coincidenza significativa tra mondo interiore e mondo esteriore, avrebbe detto Jung, ovvero sincronicità, il quarto elemento della triade classica: tempo, spazio, casualità. Accadimenti contemporanei in luoghi diversi che sfuggono alla catena causa-effetto, ma si rivelano legati da valenze comuni. Secondo le teorie psicanalitiche durante il processo creativo l’artista trascende il proprio ego per attingere ai sedimenti mnemonici dell’inconscio collettivo. Beh, forse ci siamo abbeverati alla stessa sorgente, Max e io, o forse no, ma sta di fatto che i suoi arlecchini ambigui, funamboli su orizzonti urbani contorti che solo la fisica quantistica saprebbe sbrogliare, conducevano verso Amalgrab come le briciole di pane nella favola di Hansel e Gretel e non potevo che seguirle a ritroso, conoscere chi le aveva sparse con nonchalance nella foresta virtuale e scoprire con l’acquolina in bocca non la casetta di marzapane bensì figure conturbanti, squisitamente speziate.
L’uomo-gatto nell’intimo della propria metamorfosi: l’impatto violento del nero, la bruta forza animale che sfuma nelle infinite gradazioni grigie delle tenebre sfilacciate fino al chiarore latteo del ciò che resta di umano.
La bambina che risalta con la forza di una croce luminosa nell’assenza di gravità generata dalla tensione chiaro-scuro del bivio vegliato da totem arcaici. La spirale del tempo intrecciata nei capelli, antitesi alla felicità genuina della purezza ancora incontaminata.
La donna alata dal serrato profilo uccellino, stupita quasi della propria sinuosa femminilità nelle trasparenze della luna rivelatrice.
La muta serpentina delle maschere. Giovani, flessuosi e sognanti Arlecchino e Pierrot che la tavola seguente trascina agli antipodi, contestatori cinici e provocanti. Rappresentazioni versatili che captano istintivamente la caratteristica più significativa dei buffoni sacri che è l’ambivalenza.
Gli arcani reinterpretati. Il corpo asessuato e filiforme del Matto, le braccia passivamente incrociate, ma dotate di lunge dita mobili che germogliano a viva forza dall’oscurità del nulla; la Morte, sardonica, quasi invitante, e il Re, anch’esso ambiguo, che si erge vittorioso dal dubbio bianco-nero indicando la retta via, ma la direzione è incerta, la mano fuori inquadratura e l’eterno interrogativo persiste nel contrasto corpo-mantello.
Immagini enigmatiche che compongono figure imprevedibili nel caleidoscopio già surreale di Amalgrab. Un puzzle nel puzzle. Una favola nella favola.
Grazie Max, di aver trasformato con pennello magico la Cenerentola di spoglie parole in una regina adorna!